Fulvia Gariboldi
Avevo sedici anni quando un acquarellista, del quale stavo visitando la mostra in un paesino di montagna, mi ha regalato un suo dipinto, un iris, fatto al momento e lì è scattato l’amore per l’acqua colorata; solo dopo molti anni ho iniziato a voler dare forma all’acqua.
Ho iniziato da autodidatta bagnando e sporcando la carta ed poi ho seguito corsi e workshop con maestri come Bonzo e Gorlini. Contemporaneamente ho proseguito nella mia professione di medico fisiatra in un grande Ospedale di Milano dal qualche mi sono dimessa nel dicembre 2019 con l’intento di dedicare maggior tempo all’acquerello, ma la mia professione mi mancava troppo e quindi ho accettato di fare qualche visita in un poliambulatorio. Poi si sono aggiunti il corso di pianoforte e il corso di disegno della figura umana.
Il risultato è che le possibilità di dedicare più tempo all’acquerello si è andata riducendo ma resta sempre la mia grande passione, il primo amore (quello che non si scorda mai), la continua ricerca del trasferimento di un’emozione dagli occhi alla carta e la scoperta di quanto sia difficile.
Mi piacciono la macchia, il dettaglio, la luce, cerco di governare il colore, inseguo le forme che mi suggerisce l’acqua; ho imparato dai maestri ma anche dagli amici corsisti, sono rabbiosa quando vorrei ma non ci riesco, ho consumato blocchi di carta e tubetti di colore, ho più pennelli io del mio colorificio (che peraltro mi stende il red carpet quando entro!).
Ho fatto qualche mostra collettiva, nulla di così importante ma qualche soddisfazione l’ho avuta. E intanto vado avanti.